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Parchi Archeologici >> Parco Archeologico di Locri
 
La fondazione della città di Locri Epizefìri venne promossa dagli abitanti della regione della locride situata in Grecia centro meridionale e composta da due aree geografiche distinte in Locride Ozolia e Locride Opunzia. Secondo il racconto tradito il titolare della spedizione (ecista) era un certo Evante, e la popolazione qui giunta era composta da donne di famiglia nobile e dai loro schiavi con cui si erano unite mentre i loro mariti erano impegnati nella guerra messenica accanto agli spartani.

Deriverebbe da questo la particolare condizione favorevole della donna nella città che era responsabile della trasmissione della nobiltà, ed aveva un considerevole potere economico derivante dalla gestione dei propri beni, in una organizzazione sociale che vedeva al comando della polis l’aristocrazia delle Cento Case, ovvero le cento famiglie che per prime erano giunte sulla costa calabrese ed avevano fondato la nuova colonia.

Sempre la tradizione scritta tramanda come data della fondazione gli anni tra il 678-677 oppure 674, tuttavia le prime testimonianze archeologiche risalgono già alla fine del VIII secolo a.C.
Sempre la tradizione narra di un primo stanziamento dei coloni presso il capo Zefirio, odierno capo Bruzzano, con la complicità delle popolazioni indigene del luogo, con cui i nuovi venuti avevano stipulato un giuramento di non belligeranza.
Violato il patto con un trucco, i coloni scacciarono gli indigeni locali e spostarono l’insediamento sulla pianura costiera.
Dalla fine del VII secolo a.C. , la città estende il proprio controllo sul versante tirrenico, nella piana di Gioia Tauro dove fonda le colonie di Medma e Ipponio.

Intorno alla metà del VI secolo a.C. si colloca un’importante vittoria militare per la colonia. Infatti, con l’aiuto di Reggio, Locri sconfigge la più potente Crotone nella battaglia presso il fiume Sagra. La tradizione insiste sul carattere mitico dell’impresa, ottenuta grazie all’intervento dei Dioscuri che si schierano in battaglia a favore dei Locresi.
In seguito alla vittoria ottenuta con Crotone, nel 477 si interrompe l’accordo con i Reggini, perché quest’ultimi, sotto il governo del tiranno Anassilao, attaccano Locri ma vengono frenati dall’intervento del tiranno di Siracusa, Ierone. L’alleanza con la città siciliana si fortifica all’inizio del IV secolo a.C., quando Dionisio I sposa una nobile locrese. Così, Locri diviene un perno della politica di espansione esercitata da Dionisio I in Italia meridionale a danno della Lega Italiota.
Dalla metà del IV secolo a.C. Locri deve difendersi da una nuova minaccia e cioè dalla popolazione dei Brettii. Per difendersi la città accoglie un presidio romano ma poi si consegna a Pirro, re dell’Epiro. Poi con la sconfitta di Pirro la colonia è inserita tra gli alleati di navali di Roma.

Il territorio su cui sorge la nuova colonia è caratterizzato da una topografia mista. Verso il mare si estende la pianura di origine alluvionale, creata dagli accumuli fluviali delle numerose fiumare calabresi, verso l’interno si sale dolcemente di quota con delle colline solcate da valloni longitudinali. Lo spazio occupato è compreso tra due corsi fluviali, il fiume Sagra a nord, ed il fiume Halex a sud, che segnavano il confine con le polis di Caulonia e di Reggio.
Le strutture cittadine si sviluppano quindi in parte sulla pianura, in parte sulle colline costiere, i due settori della città erano separati da un importante asse viario in senso est-ovest parallelo alla linea di costa. La città viene dotata di un poderoso sistema difensivo costituito da mura in blocchi squadrati di arenaria e calcarenite locale sin dalla metà del VI secolo a.C.
Tale cortina subirà poi una ristrutturazione tra la fine del IV e i primi anni del III secolo a.C., quando verranno rinforzati i tratti murari e costruite numerose torri di guardia per una migliore difesa.

Le aree sacre della città si dispongono lungo il lato orientale della kora, sul perimetro delle mura a formare una sorta di cintura sacra di difesa. Nell’angolo sud occidentale troviamo uno dei santuari più importanti della città, il tempio di Afrodite in località Marasà. Il primo impianto di un edificio templare risale alla fine del VII secolo a.C., era costituito da una cella provvista di pronao, con alzato in mattoni crudi e legno, di cui residua il rivestimento fittile con lastre decorate a meandro. Un secondo impianto templare venne costruito verso la fine del VI secolo a.C. ancora con mattoni crudi e legno ma stavolta su fondazioni di calcare. L’ultima fase edilizia ancora visibile, realizzata attorno al 480-470, consiste di un periptero ionico di pregevole fattura.
Le colonne presentano l’epistilo decorato a rilievo con antemion ed echino embricato, la cella presenta al centro un botros per il culto ctonio, cui si ricollega uno dei monumenti più celebri della Magna Grecia il trono Ludovisi, interpretato come parapetto di tale pozzo sacro. Sono stati inoltre trovati i resti scultorei del frontone di facciata, risalente ad una fase cronologica successiva (420 a.C.), che raffigurano la divinità tutelare al centro risorgente dalle acque e i dioscuri , ai due lati.
Più a nord sullo stesso versante, posto sul ciglio di una bassa collina nel fondo Marafioti, sorge il santuario dedicato a Zeus, un periptero dorico della fine del VI secolo a. C. di cui si conservano scarse tracce. Ad un rifacimento del tetto fittile, della fine del V secolo a.C. si deve probabilmente un acroterio che presenta ancora una volta un Dioscuro a cavallo sorgente da una sfinge.
Sulle pendici sud della collina venne trovata negli anni settanta, una teca di pietra con dentro l’archivio su tavole di bronzo di un santuario dedicato a Zeus Olimpios, probabilmente lo stesso di casa Marafioti. Tra le cose più interessanti da segnalare un prestito alla città per la costruzione di una torre ellissoidale per la cortina muraria della fine del IV inizi III secolo a.C. , data delle stesse tavolette.

Alle pendici della collina di Marafioti viene costruito il Teatro verso la metà del IV secolo a.C.
Per la costruzione della cavea si sfrutta il pendio naturale della collina, mentre la scena viene costruita in pianura. Non avendo altre tracce di monumenti pubblici, può essere ipotizzato, per similitudine con altre città della Magna Grecia come Metaponto, che l’area dell’agorà non dovesse essere molto lontana dal teatro che spesso veniva utilizzato oltre che come edificio per spettacoli anche come edificio di riunione politica.
Dell’abitato residuano cospicue tracce di un intero isolato tra il teatro e lo spazio a sud verso il mare. In questa zona è stato indagato un isolato di case, poste lungo una platea che sboccava ad oriente sulla porta urbica in località Parapezza. Gli isolati sono lunghi e stretti ed intervallati a stenopoi di circa 4 metri di ampiezza.

A sud della platea verso il mare, in località centocamere, è stato scavato invece un settore di abitato databile al IV secolo a. C. con funzioni produttive artigianali, come dimostrano le numerose fornaci per la cottura di laterizi e gli impianti per la depurazione dell’argilla. Gli isolati sono qui di dimensioni variabili, non più regolari come a nord, e non presentano la griglia ordinata di strade.
Al di fuori della cortina muraria si trovano poi numerosi edifici a carattere sacro.
Tra i più antichi ed interessanti edifici del suburbio si trova una struttura porticata detta stoà ad u, che in base allo studio dei materiali rinvenuti è stata definita come edificio dedicato al culto di Afrodite. Si tratta di una serie di triclini che affacciano su un portico quadrangolare, nello spazio che separava la città dal suo porto. L’impianto di questo edificio risale alla fine del VII secolo a.C. ma viene rifatto ed ampliato allungando i bracci est ed ovest alla metà del VI secolo a.C.
L’intero complesso viene abbattuto alla fine del IV secolo a.C. contemporaneamente alla ristrutturazione della cortina muraria. Tra i reperti rinvenuti nei pozzetti, realizzati nel portico, sono numerosi i resti di pasti rituali accompagnati da statuette di offerente sdraiato, e due coppe con dedica ad Afrodite.

All’esterno della porta in località Parapezza è stato indagato di recente una grande area sacra dedicata al culto ctonio indiziato dalla presenza di un altare escara. Numerosi reperti ed una iscrizione con l’attributo di tesmophoros assegnano il culto a Demetra divinità delle messi e della fertilità in connessione con il più importante santuario suburbano di Persephone .
Questo sorge a nord sulle pendici della Mannella ed fu sede di un culto panellenico molto noto dalle fonti e dedicato al culto ctonio della regina degli inferi.

Il culto è istituito a partire dal VII secolo a.C. e vive fino al III secolo quando numerosi saccheggi e distruzioni ne provocarono l’abbandono. I reperti più importanti emersi dall’area sacra sono gli scarichi votivi da cui sono emersi i numerosi notissimi pinakes che rappresentano scene della vita della divinità, dalla fanciullezza alla maturità, segnata dal matrimonio con Ade.
Sempre in territorio suburbano è localizzato un culto in grotta dedicato alle ninfe e costituito in corrispondenza di una sorgente naturale regimentata all’interno di una vasca costruita in età ellenistica.

Lo studio delle evidenze archeologiche di Locri offre pertanto un quadro piuttosto completo della pianificazione territoriale greca in occidente, in particolare della strutturazione composita della vita religiosa, fondamento sociale delle comunità elleniche occidentali, permette di analizzare un caso di strutturazione degli spazi sacri urbani secondo una cintura sacra e non secondo il sistema più diffuso dell’acropoli, inoltre permette lo studio della pianificazione urbana dell’abitato di VI-V secolo a.C. e la successiva pianificazione industriale degli isolati produttivi di IV secolo a.C. Rimane purtroppo sconosciuta ancora la localizzazione degli spazi pubblici destinati all’amministrazione politica ed al commercio.
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