La chiesa di Sant'Adriano fu fondata da San Nilo di Rossano nel 955. Il santo rossanese costruì una chiesetta dedicata ai due martiri Adriano e Nata lia, e diede vita ad un cenobio, ospitando chi chiedeva asilo e accoglienza spirituale. In breve tempo il cenobio divenne centro di attrazione. Nel 976, però, i Saraceni distrussero la chiesetta e l'annesso convento e i monaci furono costretti ad abbandonarlo. Nel 1088 il duca Normanno Ruggero B orsa donò il monastero di Sant'Adriano all'abbazia benedettina della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni, sottoponendola all'esclusiva giurisdizione di questa. Questa iniziativa consentì il passaggio dal rito greco- bizantino al rito latino seguendo una strategia che i normanni usarono un po' ovunque. Nei diciotto anni di dipendenza dal cenobio campano (1088-1106), la chiesa d i San t'Adriano assunse, infatti, caratteristiche romanico-normanne ancora visibili nei mascheroni del portale di ponente e in alcuni capitelli, oltre al fonte battesimale di altissima qualità. Nel 1 106, mutati gli interessi dei Normanni, e per soddisfare le esigenze dei basiliani rimasti fedeli alla liturgia e al rito bizantino, il monastero venne restituito agli stessi monaci basiliani e dotato di cospicui beni. Riacquisita così l'autonomia e ormai sotto la protezione Normanna, iniziò un periodo di floridezza economica per il monastero di Sant'Adriano, tanto che venne ricostruito ex-novo tra la metà del XII e la prima metà del XIII secolo. Oggi la chiesa si presenta a tre navate divise da due colonne e da sei pilastri reggenti archi ogivali nei cui intradossi e su parte delle pareti sono affrescate raffigurazioni di Santi databili tra il XII e il XIII secolo. Il ciclo iconogra fico è stato oggetto di studi che ne hanno evidenziato la connessione coi mosaici siciliani di Monreale e della Cappella Palatina; La decorazione è invece assente, forse per le manomissioni subite, nell'abside e sui muri perimetrali dove rimane, unica scena di un più ampio ciclo, la Presentazione di Maria al Tempio. In fondo alla navata centrale è la cupola barocca. L'edificio venne prolungato nel Settecento e vennero aggiunti due altari laterali. Nella cupola è raffigurato il Creatore attorniato da santi Monaci e Suore; tra essi si riconosce San Nilo, raffigurato in preghiera davanti al Cristo in Croce e la mano destra protesa nell'atto di benedirlo . L'interessante iconografia si ispira alla rappresentazione proposta dal Domenichino di un episodio della vita del Santo, quale viene descritto ne l Bios da San Bartolomeo. L'altare maggiore in scagliola è stato realizzato da Domenico Costa nel 1731; sopra di esso campeggia la tela del Martirio d i Sant 'Adriano nella quale risultano leggibili alcune iscrizioni tra cui la data M DCCVIII e un nome RICCIUS; ciò ha lasciato supporre che l'opera appartenga al pittore terranovese Francesco Saverio Ricci, attivo proprio nella prima m età del XVIII secolo. Al fianco della tela, in due nicchie, sono due piccoli busti lignei del Seicento raffiguranti Sant'Adriano e Santa Natalia. Negli altri due altari troviamo a sinistra una raffigurazione della Madonna con San Nilo e San Vito, mentre nell'altare di destra è raffigurato San Basilio. Il pavimento, coevo della costruzione normanna, è parte in opus sectile, e parte in mosaico e costituisce la parte più interessante dell'intera struttura; fu definito "una autentica tavolozza da pittore" dall'archeologo Paolo Orsi. Il materiale fu, probabilmente, ricavato da qualche reperto rinvenuto nella vicina area di Copia-Thurii. La sua datazione risulta essere tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. I quattro mosaici rappresentano: un leone e un serpente che si contendono la preda; un serpente che si avvolge su se stesso verso il centro; un altro serpente che disegna un otto con le sue spire; un felino. Nel 1856 i l portale principale della chiesa fu murato a causa dell'addossamento dell 'avancorpo dell'attiguo Collegio italo-albanese, in seguito abbattuto. Oggi, dunque, si accede alla chiesa da due ingressi laterali; quello principale posto a sud, sotto il campanile, e un secondo, esposto a nord e denominato "porta dei monaci", poiché veniva anticamente utilizzato dai farti, e poi dai convittori del collegio, per accedere alla chiesa. Questa seconda porta presenta gli stipiti in marmo con due decorazioni, tra cui è degna di particolare interesse quella posta a destra con i due sopramenzionati mascheroni in pietra, che rievocano un gusto tra il mostruoso, il misterioso e il fantastico. |