Conosciuto tradizionalmente con il nome di "Tempio di Castore e Polluce", il monumentale edificio visibile nelle campagne di Curinga, è in realtà un complesso termale di età romana. L'edificio occupa una superficie di circa 700 mq ed è realizzato in conglomerato costituito da opera testacea e ciottoli di fiume; le strutture murarie permettono di datare il monumento tra III e il IV sec. d.C., come confermato dall'unico rinvenimento monetale significativo costituito da un nominale di Diocleziano. Risulta assai arduo e complesso, in assenza di studi nel territorio, la definizione del contesto di appartenenza della struttura; tuttavia, vista l'assenza di abitati nelle vicinanze, essa potrebbe appartenere ad una sontuosa villa, con una estensione notevole e una distribuzione dei quartieri. Le terme comprendono cinque ambienti fino ad oggi certamente individuati: si accedeva dal lato est, attraverso un portale di oltre due metri di larghezza che immetteva in un vasto atrio di circa 70 mq, il frigidarium costituito da un ambiente rettangolare allungato chiuso lungo i lati corti da grandi absidi con nicchie, occupate dalle vasche, e coperto nella parte centrale da una volta a crociera. Dall'ambiente a sud si aveva accesso agli ambienti riscaldati identificati con un laconicum, un calidarium e un terzo vano di servizio con i praefurnia. |